rythmes-croises.org recensisce un classico di Entropia

È un po’ come le bambole russe che si infilano una dentro l’altra. Perché dietro ad ENTROPIA c’è AMPTEK, e dietro ad AMPTEK c’è Alex MARENGA, un grande chitarrista che sa anche gestire perfettamente computer, synth e sequencer. In questo album, che risale al 2013, è come sempre seriamente sostenuto dal suo molto fedele alter ego DR.LOPS, che eccelle nei synth ed è il suo braccio destro in molti altri progetti comuni.
La musica di ENTROPIA è in perfetta relazione con il significato della parola “entropia”. Non vi dice niente? Diciamo, per cercare di essere semplici, che la seconda legge della termodinamica afferma che un sistema isolato tende costantemente verso un disordine più elevato e che la misura di questo disordine sempre crescente è chiamata “entropia”. Applicata alla nostra civiltà occidentale, questa entropia misura il nostro declino costante.
E la musica di ENTROPIA va di pari passo, intelligentemente disordinata, maliziosamente pazza, ma sempre con il know-how di AMPTEK/MARENGA e la tecnica tastieristica dell’ottimo DR.LOPS. Il disco è descritto dai suoi creatori come elettro-funk. Uno sforzo piacevole di qualificare una musica che invece sfida, dobbiamo esserne consapevoli, qualsiasi qualificazione.
E questo è ciò che è essenziale per ENTROPIA: sciogliere i generi e rompere i limiti, fino a rendere musicalmente palpabile la confusione che stiamo vivendo ogni giorno e che aumenta costantemente, l’entropia che non andrà mai scemando.
Apprezziamo la precisione del suono di Emiliano CAPPELLI al basso, l’inventiva di Davide PENTASSUGLIA alla batteria e l’espressività di Biagio ORLANDI al sassofono.
Musica del più alto ordine, ma che è indirizzata soprattutto, questo deve essere precisato, ad orecchie stagionate aduse al genere musicale.